La diagnosi dei vettori energetici, come spiegato in altri articoli, è una valutazione sistematica e documentata, finalizzata ad ottenere un’adeguata conoscenza del profilo di consumo energetico di un edificio, di un’attività o di un processo, ad individuare e quantificare le opportunità di risparmio energetico sotto il profilo costi-benefici e a riferire in merito ai risultati.
È il passo iniziale per le organizzazioni che vogliono certificare il proprio sistema di gestione dell’energia secondo la norma UNI CEI EN ISO 50001:2011 ma deve partire da una valutazione chiara e coerente dei vettori energetici.
Gli input energetici utilizzati negli stabilimenti industriali possono essere classificati secondo il seguente schema semplificativo:
Vettori primari: input energetici che entrano nel sito in forma già utilizzabile (EE, gas naturale da rete, combustibili, carburanti, ecc.). Possono essere destinati direttamente agli usi del sito oppure essere convertiti in vettori secondari;
Vettori secondari: input energetici che, tramite una conversione interna al sito di vettori primari o di autoproduzioni, vengono utilizzati direttamente nel sito stesso (aria compressa, acqua calda, vapore, ecc.);
Autoproduzioni: input energetici che lo stabilimento produce internamente (energia da impianti fotovoltaici, biogas da digestori anaerobici, scarti di produzione termovalorizzati, ecc.). Possono essere destinati direttamente agli usi del sito oppure essere convertiti in vettori secondari.
Nota bene: a rigore anche l’energia elettrica BT distribuita all’interno del sito dovrebbe essere considerato vettore secondario in quanto prodotta dalla trasformazione del vettore primario energia elettrica MT. Si è però preferito per chiarezza trattarla come vettore primario e evidenziate a parte le perdite per trasformazione MT/BT e per distribuzione interna.